by Chiara Candelise, Università di Torino e OEET
For this issue of the Newsletter “Emerging Economies” we have asked to experts on China-US relationships, geopolitics and economics to comment on a recent and controversial proposal of the Noble Prize laureate Joseph Stiglitz for Europe and China to consider climate-related trade sanctions against the US, due to Trump’s administration refusal to support the Paris Agreement and related climate change mitigation strategies.
By Ignazio Musu, Professore emerito di Economia politica nell'Università di Venezia
Synthesis
The proposal of the Nobel Price Joseph Stiglitz sounds reasonable in principle, but difficult to implement in practice. The legal precedent referred to by the Nobel laureate is the “Shrimp-Turtle case”, when US won an appeal at WTO against Thailand in relation to a violation of the Convention on International Trade of Engendered Species (CITES). However, there are two major differences: firstly, in the case of the “Shrimp-Turtle case” both US and Thailand where members of the CITES, whereas US is not currently member of the Paris Agreement; second, in the case of the “Shrimp-Turtle case” there had been an explicit violation of CITES, whereas it is not fully clear which would be the formal violation in the case of the Trump administration (a free-riding on climate change? An increase in CO2emissions?). Overall, it would be advisable for China, Europe and US to find a collaborative solution to an important problem such as global climate change. It must also be reminded that even in the case of the “Shrimp-Turtle case” the WTO had asked for a collaborative solution to the protection of marine turtles.
By Giovanni Graziani, Professor of Economics of European Integration at the University of Parma
Sintesi
Questo contributo pone l’accento sulle possibili conseguenze di una azione di Europa e Cina contro gli stati Uniti, sottolineando come i benefici di una trade war tra Stati Uniti e Cina siano di gran lunga minori dei costi. La trade war ha implicazioni negative per l’economia cinese, sia in termini di impatto sugli scambi commerciali che in termini di investimenti e occupazione per i settori target. Nel medio-lungo periodo le tariffe hanno effetti negativi anche sui paesi che le impongono, quindi sugli Stati Uniti stessi. Una trade war tra Stati Uniti e Cina ha implicazioni negative anche per le filiere e le economie globali: la Cina è il maggiore esportatore al mondo e gli Stati Uniti il maggiore consumatore, insieme contano per il 40% dell’economia mondiale. Infine le azioni della amministrazione Trump e le risposte della Cina, entrambe in parziale deroga alle regole della WTO, hanno un generale effetto negativo in termini di indebolimento dei trattati multilaterali internazionali. Si invita quindi uno sforzo da parte dell’Europa unita a giocare da terza parte in questa trade war e per riformare la WTO, anche al fine di garantire gli interessi dei paesi meno forti.
By Alessia Amighini, Professor Università del Piemonte Orientale, Co-Head of the Asia Centre at ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale)
Sintesi
Questo contributo propone una breve descrizione del ruolo della Cina nel contesto delle politiche e delle negoziazioni sui cambiamenti climatici. Sottolinea come negli ultimi 10 anni la Cina abbia cambiato la sua posizione, assumendo un ruolo di leadeship nel contesto delle negoziazioni e della implementazione di politiche per la riduzione delle emissioni. Ciò è dovuto sia a motivazioni nazionali che internazionali. Sul piano nazionale la Cina sta implementando una rivoluzione green, diventando un leader mondiale in installazione di rinnovabili e mantenendo le emissioni di CO2 relativamente stabili. Sul piano internazionale la posizione di leadership della Cina è anch ein parte dovuta alla uscita degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi.
10 years of the Turin Centre on Emerging Economies: lessons learned and perspectives for the...