a cura di Donatella Saccone, Università di Torino e OEET
Circa un quarto delle economie emergenti si trova nel continente africano. Angola, Etiopia, Ghana, Marocco, Mozambico, Nigeria, Ruanda, Tanzania, Uganda e Zambia rientrano infatti tra i 38 paesi poveri a maggiore crescita (vedi Emerging Economies 4/2016), mentre altri paesi africani si stanno rapidamente riprendendo dalle stagnazioni economiche del passato. In questo numero di Economie Emergenti vogliamo fornire tre esempi della specificità del processo di emersione delle economie africane, costellato di luci e ombre.
Dopo aver documentato l’importanza che il settore turistico riveste per il continente africano, Francesco Abbate ne discute le principali debolezze . In particolare, vengono evidenziate le ancora scarse connessioni intersettoriali, dal momento che la maggior parte dei servizi correlati al turismo – come linee aeree, strutture ricettive e tour operator- è di proprietà straniera. Alla luce di queste valutazioni, il contributo presenta i quattro principali suggerimenti che sono stati proposti dall’UNCTAD nel Report “Economic Development in Africa” del 2017 al fine di rafforzare il settore turistico africano e sfruttarne appieno le potenzialità: consolidamento delle connessioni intersettoriali; intensificazione della capacità turistica per sostenere una crescita inclusiva; sfruttamento del potenziale turistico intra-regionale; promozione della pace e della stabilità politica.
Giorgio Brosio and Jelle Gerbrandy sottolineano l’importanza che una corretta definizione dei diritti di proprietà sulla terra riveste al fine di sostenere i processi di sviluppo economico, analizzando il caso della Tanzania. Il paese rientra infatti a pieno titolo nella categoria delle economie emergenti e, negli anni recenti, ha vantato tassi di crescita del PIL intorno al 6%-7%. Tuttavia, la performance dell’economia tanzaniana, largamente basata sul settore primario, rischia di essere frenata da un sistema di registrazione dei diritti di proprietà terriera inefficiente ed iniquo. Gli autori forniscono quindi una serie di suggerimenti per superare tali inefficienze, enfatizzando in particolare la necessità di un’efficace tassazione della proprietà e della digitalizzazione dell’amministrazione fiscale.
Infine, Gianluca Iazzolino documenta la diffusione dei servizi finanziari digitali e, in particolare, della moneta virtuale nelle economie emergenti africane. L’autore fornisce infatti numerosi esempi concreti del loro utilizzo e discute i molteplici benefici che essi possono apportare. Tuttavia, sembra che i benefici di tali sistemi non siano stati omogeneamente distribuiti da un punto di vista sia territoriale che sociale. Di conseguenza, in alcuni paesi la moneta digitale si è largamente diffusa, mentre in altri stenta a decollare. Allo stesso tempo, stanno sorgendo dubbi sul grado di inclusione sociale che essa porta con sé. L’ efficacia ed il grado di inclusione sociale dei sistemi finanziari digitali dipendono infatti dal contesto specifico ed è verso questi orizzonti che la ricerca futura dovrebbe dirigersi.