di Vittorio Valli - Donatella Saccone, Università di Torino
Durante il loro periodo di rapido sviluppo, la Cina e l’India hanno vissuto profondi mutamenti nella struttura della propria economia. Il nostro lavoro analizza, in chiave comparata, la relazione tra cambiamento strutturale, globalizzazione e crescita economica nelle due grandi economie emergenti.
L’analisi discute brevemente la vasta letteratura sul cambiamento strutturale, partendo dai lavori più tradizionali (Akamatsu 1935 e 1962; Clark 1940; Kuznets 1957; Gerschenkron 1962; vari contributi di Chenery, Syrquin insieme ad altri studiosi) sino ad arrivare agli studi più recenti (tra cui spiccano le analisi di McMillan e Rodrik 2011; Lin 2011; De Vries et al. 2012).
Tuttavia, pochi studi hanno provato ad analizzare il legame tra mutamenti strutturali, il processo di globalizzazione e la crescita economica. In realtà, le condizioni di partenza, il ritmo della crescita e il modo in cui il paese partecipa al processo di globalizzazione sono elementi fondamentali per comprendere le differenti strutture economiche di Cina ed India così come per tracciarne il loro cambiamento nel corso del tempo.
Partendo da queste considerazioni, il lavoro si concentra dapprima sull’analisi delle condizioni iniziali delle due economie, per poi compararne il successivo processo di sviluppo economico, le fasi di apertura verso l’estero e i conseguenti mutamenti strutturali. In generale, ciò che emerge è la presenza di significative differenze dettate dal diverso timing nei due paesi delle riforme e dell’apertura verso l’estero.
La Cina partiva inoltre da una base industriale maggiormente sviluppata ed è stata ulteriormente avvantaggiata da un più alto tasso di risparmio e di investimento così come da minori prezzi di alcuni input, e dallo sfruttamento più ampio ed efficace del modello fordista di sviluppo. L’India, da parte sua, ha utilizzato i vantaggi del modello fordista di sviluppo limitatamente al solo settore formale. Tuttavia, la Cina ha avuto una maggiore crescita delle diseguaglianze economiche e dell’inquinamento più marcata che in India.
Sostanziali differenze emergono anche quando si passa ad analizzare nel dettaglio il cambiamento strutturale delle due economie a seguito delle riforme, grazie alla costruzione di un database che riporta i dati su valore aggiunto, occupazione e produttività dal 1987 al 2009 per numerosi setto-settori di attività economica (33 per la Cina e 31 per l’India). L’India infatti è stata testimone di mutamenti più bilanciati, sebbene più lenti e meno definiti. In Cina, l’aumento della produttività all’interno dei singoli settori e sottosettori, in particolare nell’industria, è stato la forza propulsiva per la crescita della produttività totale.
Al contrario, in India l’aumento di quest’ultima si è rivelato più modesto e meno costante a causa soprattutto di una bassa crescita della produttività in alcuni sotto-settori, di una inefficiente allocazione della forza lavoro e di una quota ancora alta di lavoratori occupati nel settore agricolo (pari al 54% nel 2009). Solo in anni più recenti e, in particolare, dal 2005 sembra che in India i tassi di crescita della produttività abbiano raggiunto livelli simili a quelli registrati in Cina. Tuttavia, nell’interpretazione di questi risultati, non va dimenticato non solo che l’India ha iniziato il processo di riforme con un ritardo di circa 14 anni rispetto alla Cina, ma anche che il processo di cambiamento strutturale è stato ostacolato da una forte presenza del settore informale in questa economia.
Un’analisi econometrica ha poi permesso di evidenziare il legame del cambiamento strutturale sia con la crescita economica che con il processo di globalizzazione in entrambi i paesi. Tre risultati principali sono emersi. Innanzitutto, si sono verificati nel tempo importanti feedback tra crescita economica e cambiamento strutturale; i valori presenti di una variabile sono legati infatti ai valori passati dell’altra. In secondo luogo, quando la riallocazione del lavoro è stata di dimensioni considerevoli, questa ha avuto un impatto favorevole sulla crescita economica. Allo stesso tempo, tuttavia, sembra che uno sviluppo economico troppo rapido abbia ostacolato una efficiente riallocazione del lavoro. Nuove politiche
dovrebbero quindi essere ideate al fine di favorire il movimento volontario della forza lavoro verso i settori a maggiore produttività così come di integrare le attività informali nell’economia formale in India. Infine, se una crescita economica troppo sbilanciata ha limitato il cambiamento strutturale, la globalizzazione lo ha al contrario promosso.
Alti livelli di esportazioni, importazioni e IDE non solo infatti sono stati legati ad una più rapida crescita economica nel tempo, ma anche ad una migliore allocazione delle risorse tra i sotto-settori.