di Elena Cresta (Laureata presso l’Università di Torino)
La provincia cinese del Guangdong (廣東Guǎngdōng che significa “Guang Orientale”), situata nel Sud-Est asiatico, è diventata negli ultimi anni una delle zone più urbanizzate e industrializzate della Cina, trasformandosi da una piccola realtà rurale e contadina in una moderna provincia caratterizzata da un dinamismo economico e commerciale.
Il Guangdong si è guadagnato il primo posto come la provincia più popolosa della Repubblica Popolare Cinese (RPC), con una popolazione di 113.46 milioni di abitanti nel 2018 distribuita su una superficie di circa 179,800 km2 (National DATA of China).
Il suo sviluppo economico e urbano è avvenuto grazie alle riforme economiche della fine degli anni Settanta, in cui si è passati da una vecchia concezione di economia “chiusa”, propria del governo comunista di Mao Zedong fino al 1976, ad una più aperta al mercato internazionale, sostenuta dalle riforme che hanno portato grandi trasformazioni per quanto riguarda la crescita cinese e hanno indirizzato l’economia cinese verso logiche di libero mercato e del capitalismo occidentale (Italian Trade Agency of Guanzhou, 2018).
Il presente contributo si focalizza principalmente sullo studio dei flussi migratori cinesi, che hanno caratterizzato negli ultimi decenni tale provincia.
Infatti nella Repubblica Popolare Cinese un grandissimo numero di migranti lavoratori rurali si è spostato a partire dagli anni Settanta e Ottanta dalle province interne, prevalentemente rurali, verso le città delle province più urbanizzate e sviluppate economicamente, le quali hanno offerto una gran quantità di posti di lavoro, soprattutto nel settore secondario.
In particolare il Guangdong è stato ed è ancora oggi una delle destinazioni predilette dai migranti rurali, in quanto attratti dalla sempre più crescente offerta di lavoro e dalla speranza di poter avere un futuro migliore.
Le ragioni per cui il Guangdong è uno dei territori preferiti dai migranti, si collocano nella sua rapida crescita economica iniziata con le riforme a partire dagli anni Settanta.
Infatti, secondo quanto riportato dall’ufficio Italian Trade Agency di Guangzhou (2019), il Guangdong si colloca al primo posto tra tutte le province e municipalità cinesi per il valore del PIL e per il valore del commercio estero. Il PIL 2018 è stato pari a 97.277,77 miliardi di RMB (¥ Yuan) corrispondenti a 13.950,60 miliardi di USD, con una crescita del 6,8% rispetto al 2017, e pari al 10,7% del totale nazionale. Il PIL pro-capite 2018 è stato pari a 86,412 RMB (circa 13.214 USD) ben al di sopra di quello medio nazionale (9.771 USD). Inoltre, il valore dell’interscambio complessivo del Guangdong è stato di 7.161,8 mld di RMB nel 2018, composto per il 59% da esportazioni e per il 41% da importazioni (National DATA of China, 2020).
L’importante sviluppo economico di questa regione è dovuto anche alle politiche di governo e alla posizione geopolitica della provincia.
Il Guangdong è stata la prima regione a ricevere grandi quantità di investimenti statali, con la creazione delle “Zone Economiche Speciali” (Shenzhen, Zhuhai e Shantou) che offrono condizioni preferenziali per attirare investimenti stranieri. Inoltre, nella provincia sono presenti due delle quattordici “città costiere aperte” (Open Coastal Cities - OCC), oltre a fare parte della Pearl River Delta, un territorio che comprende il delta del fiume delle Perle ed è considerata una delle zone più ricche e sviluppate economicamente della Cina. In particolar modo, secondo Sit (1989) come citato da Fan (1995), la Pearl River Delta e le città di Shenzhen e Zhuhai (Special Economic Zones - SEZ) si sono specializzate in industrie orientate all’esportazione e caratterizzate dall’alta intensità di lavoro, rese possibili e ampliate da grandi afflussi di investimenti esteri, molti dei quali provenienti dalla vicina Hong Kong.
Oltre alle favorevoli politiche di governo precedentemente accennate, tale provincia, trovandosi vicino ad Hong Kong e al Sud-Est asiatico, gode di una posizione geografica strategica, grazie alla quale intrattiene legami commerciali molto importanti con il resto del paese e del mondo (Fan, 1995). Questo contributo analizza le migrazioni interne ed internazionali della provincia.
Secondo gli studi della Prof.ssa Cindy Fan (1996), docente presso l’Università della California, le migrazioni intra-provinciali, ovvero gli spostamenti di persone da una zona rurale a una di città all’interno della stessa provincia, nei primi anni Novanta hanno coinvolto più di un milione di persone in Cina, rappresentando il 43,35% delle migrazioni totali, con una concentrazione di migranti rurali particolarmente alta soprattutto nelle città del Guangdong. Inoltre secondo i dati riportati dalla studiosa, le migrazioni intra-provinciali hanno raggiunto un tasso nettamente superiore rispetto a quelle inter-provinciali. Queste ultime riguardano i flussi migratori provenienti dalle province limitrofe (figura 2). Fan osserva che il Guangxi, ad ovest del Guangdong, fino agli anni Ottanta è stata la provincia più povera dell’Est e, nel corso degli anni, è diventata la più importante area di emigrazione verso il Guangdong. Un’altra grande quantità di migranti proveniva dalle tre regioni di Zhejiang, Fujian e Hainan, malgrado anch’esse abbiano sperimentato una rapida crescita economica sin dalle riforme. Anche i flussi migratori provenienti da altre province vicine, tra cui Jiangsu, Liaoning, Hebei, confermano quanto fosse attrattiva la provincia del Guangdong.
I dati del Quinto Censimento Cinese del 2005, riportati da Luo e Zhu (2015), mostrano che, dall’inizio del XXI secolo, dei 93 milioni di migranti in età lavorativa che attraversano la RPC, circa due terzi sono lavoratori urbani e un terzo lavoratori rurali.
Le aree urbane sono la principale destinazione dei flussi migratori. Infatti si stima che dall’inizio del XXI secolo, circa 67 milioni di persone si sono trasferite nelle aree urbane e 26 milioni in quelle rurali. Inoltre, anche in questo periodo, la scala della migrazione intra-provinciale è stata superiore a quella della migrazione inter-provinciale. A livello nazionale, il tasso di immigrazione media intra-provinciale è di circa 11,8%, e il tasso di immigrazione inter-provinciale del 6,4%.
Nel Guangdong, nel periodo compreso tra il 1978 e il 2013, il tasso medio totale di migrazione (dato dalla somma dei tassi lordi di immigrazione e di emigrazione) è stato di 2,8% e il tasso medio netto di immigrazione è 0,3%. Il tasso di migrazione netto è gradualmente aumentato dal 1978, raggiungendo il picco intorno al 2006, per poi oscillare verso il basso negli ultimi anni fino al 2013.
Osservando il grafico 1, si nota un afflusso lordo medio dei migranti (gross migration inflow) di circa 1,06 milioni all'anno. Con un deflusso medio di migranti di 0,84 milioni, questo si traduce in un afflusso netto di migranti di 0,22 milioni.
Le ragioni principali che hanno causato tali migrazioni, sono da ricercare nelle opportunità economiche e di impiego offerte dal Guangdong grazie al grande sviluppo economico che lo caratterizza e agli investimenti stranieri.
Per quanto riguarda le migrazioni internazionali, le regioni del Guangdong e del Fujian sono state fino al XX secolo i luoghi da cui è partito il maggior numero di cinesi verso l’Europa, soprattutto in Italia, Francia, Paesi Bassi e Portogallo. In tali province, infatti, sin dai secoli scorsi si è sviluppata una tradizione commerciale molto importante e la popolazione ha mostrato un’inclinazione alla partenza.
Oggi la maggior parte dei flussi migratori cinesi verso l’Europa e l’America proviene da Wenzhou e i suoi dintorni (provincia del Zhejiang), da Qingtian (provincia del Zhejiang), da Sanming (provincia del Fujian) e dall’area del Dongbei (provincie del Liaoning, Jilin e Heilongjiang) (Pedone, 2013). Inoltre secondo le ricerche di Cologna (2004), riportate da Pedone (2013), i migranti provenienti dal Zhejiang costituiscono circa l’80% dei cinesi in Italia, mentre gli altri due flussi provenienti dalle aree del Sanming e del Dongbei ne costituiscono insieme solo il 10% circa.
I flussi migratori verso il Guangdong, hanno incontrato alcune criticità e vincoli, in particolare per quanto riguarda la discriminazione dei lavoratori migranti. Uno degli ostacoli principali è stato il sistema hukou. Si tratta di una forma di registrazione della popolazione in vigore da quando l’Assemblea Nazionale del Popolo ha promulgato il Regolamento della Repubblica Popolare Cinese sulla registrazione delle famiglie nel 1958.
L'unità più comune per la registrazione è la famiglia, che mantiene un "registro di hukou" in cui viene riportato ogni membro appartenente alla famiglia sin dalla nascita.
Il termine hukou si riferisce a due categorie del sistema di registrazione: il tipo o classificazione di hukou e il luogo di hukou. La prima è costituita dalle categorie “agricola” e “non agricola”; la seconda, invece, si riferisce letteralmente a “dove risiede l’hukou” ed esso può essere “urbano” o “rurale”. Ogni cittadino cinese, quindi, dovrà avere necessariamente assegnate entrambe le categorie di hukou. Ad esempio, se un cittadino possiede un hukou “agricolo” automaticamente ne avrà un altro “rurale”, se invece ne possiede uno “non agricolo” il secondo sarà “urbano”. Inoltre, è importante sottolineare che è impossibile che si presenti una situazione in cui una persona possieda contemporaneamente un hukou “agricolo” e “urbano”, perché riguardano due categorie completamente opposti (Fan, 2008).
Il sistema hukou ha creato una vera è propria divisione sociale con conseguenti discriminazioni per i migranti lavoratori possedenti hukou agricoli e rurali che, per ragioni lavorative, si sono stabiliti nelle città, senza godere degli stessi diritti legati al welfare e al benessere di cui godono i normali residenti urbani. Essi infatti spesso sono stati privati dell'opportunità di stabilirsi legalmente nelle città e accedere alla maggior parte del welfare di base e ai servizi forniti dallo stato, come ad esempio la sanità, l’istruzione e il lavoro.
Nel corso degli ultimi due decenni, il sistema hukou è stato soggetto a numerose critiche, che hanno portato a diversi tentativi di riforma, al fine di migliorarlo, se non addirittura abolirlo definitivamente.
I primi passi verso un’alternativa a questo sistema sono stati pensati da alcuni studiosi cinesi, come Chan (2010), il quale suggerisce di estendere gli hukou urbani a tutti i lavoratori istruiti e ai lavoratori migranti qualificati. Tentativi concreti di riforma si sono visti nel 2015, quando il Consiglio di Stato ha introdotto un progetto dettagliato per l’istituzione di un sistema di registrazione unificato, sia per i cittadini rurali sia per quelli urbani, potenzialmente in grado di assicurare a tutti lo stesso accesso ai servizi sociali e aumentare il potere di spesa dei mingong (popolo lavoratore rurale che migra verso le città senza alcun appoggio statale).
Nonostante questi tentativi di cambiamento, attualmente esistono ancora importanti criticità. Secondo lo studioso Kong (2010), citato da Colarizi (2018), infatti, il sistema hukou è impossibile da abolire completamente nel breve termine, in quanto si tratta di una parte integrante della struttura socioeconomica e della strategia di sviluppo della RPC.
Un altro studioso, Wang (2016), come citato da Colarizi (2018), aggiunge che già a partire dagli anni Novanta si è cercato di ammorbidire tale sistema: secondo l’autore il governo cinese sta cercando di ridefinire il sistema perché non ostacoli la crescita economica, ma allo stesso tempo ne vuole conservare la funzione politica di controllo sociale. Secondo lo studioso, infatti, sarà proprio il perseguimento dell’unità politica da parte del governo a tenere in vita ancora per molto tempo il sistema hukou.
Bibliografia e sitografia
CHAN K.W., 2010. The Household Registration System and Migrant Labor in China: Notes on a Debate. Population and development review, 36 (2), 357-364.
COLARIZI A., 15 novembre 2018. L’hukou e il controllo sociale. China-files.com. Disponibile da: https://www.china-files.com/lhukou-e-il-controllo-sociale/ (accesso 17 ottobre 2019)
FAN C.C., 1995. Of belts and ladders: State policy and uneven regional development in post-Mao China. Annals of the Association of American Geographers, 85(3), 421-49
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National DATA of China, 2020. China NBS. Disponibile da: http://data.stats.gov.cn/english/easyquery.htm?cn=E0103 (accesso 11/02/2020)
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Wikipedia, 2020. List of countries by GDP (nominal) per capita. Disponibile da: https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_GDP_(nominal)_per_capita#cite_note-5 (accesso 13/02/2020)